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Benessere

Altro che spugna, è questo l’oggetto in cucina che contiene milioni di batteri e microbi: lo tocchi ogni giorno!

Più sporchi delle spugne, questi oggetti da cucina possono essere una fonte di germi pericolosi: ecco come disinfettarli e quando cambiarli.

Non è la spugna l’oggetto più contaminato della cucina, ma lo strofinaccio. Panni che passano di mano in mano, da un piatto all’altro, tra piano di lavoro e lavello: il risultato è un ricettacolo invisibile di batteri e microbi in grado di favorire contaminazioni crociate e, nei casi peggiori, intossicazioni alimentari.

Altro che spugna, è questo l’oggetto in cucina che contiene milioni di batteri e microbi: lo tocchi ogni giorno! (Dieta.it)

Studi accademici, tra cui ricerche condotte alla Kansas State University, hanno rilevato che gli strofinacci possono superare la spugna come serbatoio di microrganismi, con la presenza di batteri come Escherichia coli, Enterococchi e Stafilococchi aurei. È l’uso promiscuo a trasformarli nel punto debole della sicurezza domestica: asciugano mani, utensili, stoviglie e superfici, trasferendo ciò che non si vede ma che può far male.

Il meccanismo è semplice e subdolo. Si taglia carne cruda, si lava il coltello, ci si asciuga le mani: se lo strofinaccio è già contaminato, ciò che si è appena pulito torna sporco all’istante. L’umidità è la condizione ideale perché i batteri proliferino; un panno costantemente bagnato e ripiegato su se stesso mantiene un microclima tiepido e umido in cui i germi si moltiplicano rapidamente. Non basta, quindi, lavarsi accuratamente le mani se poi le si asciuga su un supporto compromesso: è come fare un passo avanti e due indietro.

Come igienizzare e sostituire correttamente gli strofinacci per evitare l’accumulo di batteri

Gli esperti di igiene alimentare sottolineano come la frequenza di ricambio sia decisiva. In famiglie dove si cucina spesso, soprattutto con alimenti crudi come carne, pesce e uova, la sostituzione quotidiana dello strofinaccio dovrebbe essere la regola, non l’eccezione. In presenza di bambini, anziani o persone immunocompromesse, l’attenzione va raddoppiata. Anche l’organizzazione fa la differenza: usare strofinacci distinti per funzioni diverse riduce il rischio. Uno per le mani, uno per le superfici, uno per stoviglie e utensili: la logica del “codice colore” mutuata dalla ristorazione professionale è una buona pratica che può essere adottata anche a casa.

Determinante è anche la corretta igienizzazione. Il lavaggio in lavatrice ad alta temperatura (almeno 60 °C) aiuta a ridurre in modo significativo la carica microbica, soprattutto se associato a un ciclo completo di asciugatura. Per chi preferisce la disinfezione chimica, l’uso periodico di soluzioni a base di candeggina o di aceto può essere utile, ma mai insieme: mescolare candeggina e aceto libera vapori pericolosi.

Come igienizzare e sostituire correttamente gli strofinacci per evitare l’accumulo di batteri (Dieta.it)

Metodi rapidi come un passaggio in microonde possono contribuire, ma con prudenza: solo panni puliti e umidi, privi di parti metalliche, per un tempo breve e sotto supervisione per evitare rischi di incendio. In alternativa, un ammollo in acqua calda con bicarbonato e limone è una pratica domestica diffusa per rimuovere odori e residui.

La gestione quotidiana, però, conta quanto il lavaggio. Gli strofinacci andrebbero stesi ad asciugare completamente tra un uso e l’altro, senza lasciarli appallottolati su piani o maniglie del forno. Un gancio dedicato, un ricambio pronto a portata di mano e l’abitudine a sostituirli non appena umidi sono piccole routine che abbattono il rischio. Materiali più performanti, come microfibra di qualità o cotone a trama fitta, accelerano l’asciugatura e trattengono meno umidità rispetto a tessuti spessi e lenti ad asciugare.

Non mancano le alternative monouso per le situazioni a maggiore rischio. Panni carta resistenti o strappi compostabili possono tornare utili per gestire succhi di carne cruda o piccoli sversamenti potenzialmente contaminanti, riducendo la probabilità di diffondere batteri su altre superfici. L’attenzione all’impatto ambientale porta molti consumatori a riservare il monouso solo ai casi critici, mantenendo per il resto un sistema di strofinacci riutilizzabili ben gestito.

Un altro aspetto spesso trascurato riguarda il lavello e i piani di lavoro: se restano sporchi, lo strofinaccio pulito si contaminerà al primo contatto. La catena dell’igiene, in cucina, è tanto forte quanto il suo anello più debole. Per questo è consigliabile procedere per step: prima si rimuove lo sporco visibile, poi si deterge con un prodotto idoneo, infine si asciuga con il panno dedicato. Separazione dei compiti e sequenze costanti aiutano a evitare errori.

Loriana Lionetti

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